I Treni dell’accoglienza
I Treni dell’accoglienza
I Treni dell’accoglienza. Un’operazione esemplare di solidarietà per i bambini tra le macerie del dopoguerra. Ove entrano in gioco quattro questioni significative: la povertà, la questione meridionale, il protagonismo femminile e l’infanzia. Tra il 1945 e il 1948 l’Unione donne italiane e il Partito comunista organizzano un trasferimento di massa di migliaia di bambini di famiglie povere, principalmente del Mezzogiorno, verso le regioni del Nord e soprattutto verso l’Emilia-Romagna. Si tratta di una forma di assistenza già utilizzata in precedenza (per esempio per i figli dei lavoratori in sciopero all’inizio del secolo oppure per i bambini viennesi dopo la Prima guerra mondiale) ed è, in questo caso, la chiara espressione dell’impegno solidaristico e politico di un partito, quello comunista, in un momento storico cruciale per la sorte del paese. In pochi anni si assiste a un’enorme e complessa operazione di assistenza all’infanzia in cui, in sostituzione dello Stato, organizzazioni nazionali e internazionali, partiti, sindacati, enti pubblici, laici, privati, religiosi, e con un ruolo strategico delle donne, si prendono l’impegno di risolvere una situazione di profonda povertà e disuguaglianza.
Bruno Maida è professore di Storia contemporanea presso il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Torino. Tra i suoi ultimi libri La Shoah dei bambini. La persecuzione dell’infanzia ebraica in Italia (1938-1945) (Einaudi, 2013 e 2019) e L’infanzia nelle guerre del Novecento (Einaudi, 2017 e 2022).
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